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BLABLABLA opera sitespecific Istituto Italiano di Cultura Italiana a Jakarta (Indonesia), in collaboorazione con Art.1 Museum


'Bla Bla Bla' testo di Chiara Gatti

Parole, parole, parole.


Viviamo nella società dell’immagine e della comunicazione.
Un mondo dove le confessioni pubbliche, le esternazioni e l’outing sono all’ordine del giorno. Bersagliare gli altri di informazioni inutili rende l’aria densa di suoni indistinti.

Fabrizio Dusi, artista italiano dall’ironia pungente ma leggera, traduce questo spaccato di quotidiana logorrea e verbosità (quasi) patologica, in una scena affollata di personaggi loquaci, impegnati in monologhi mono-direzionali, attenti ad ascoltare se stessi ignorando i messaggi che arrivano da altre bocche spalancate verso il cielo. Fumetti anonimi galleggiano nell’etere trascinando notizie indistinte. Le parole perdono di significato e si trasformano in bolle colorate come pensieri inconsistenti. Fluttuano come gocce che piovono verso l’alto. Sono palloncini pieni d’aria. Vuoti a perdere.

L’omologazione livella gli uomini, distinti solo da abbigliamenti che li qualificano. Giacca e cravatta per i dirigenti. Magliette griffate per i ragazzi alla moda che indossano lo slogan del proprio malessere.

Listen to me e Talk to me diventano piccole, profonde invocazioni d’aiuto. La ricerca Dell’amore, della comprensione, dell’ascolto non è cosa scontata. È un’esigenza cocente. Fabrizio Dusi, dietro la sua figurazione pop, allude a un dramma del nostro tempo, edulcorando il disagio con un sorriso dolce-amaro.