fabrizio dusi
BOCCONI PROJECT
Artefiera 2013
Miart 2012
Mostra TALKING HEAD
"Stop making sense"
by Sharon Hecker
"Le contaminazioni"
by Beatrice Buscaroli
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LE CONTAMINAZIONI DI FABRIZIO DUSI | ENGLISH



“Il messaggio delle mie opere è incentrato sulla comunicazione… la gente si deve sentire partecipe del messaggio...”

Fabrizio Dusi è un artista moderno. Lo dicono la sua data di nascita (1974), la sua versatilità, la sua applicazione nell’interpretare le istanze del contemporaneo. Quanto alla data di nascita possiamo sicuramente affermare che Dusi è una persona dalle motivazioni forti, che sta trovando nella ceramica la sua cifra espressiva più efficace e realizzata, dopo esser già stato web-designer, pittore e oggi ceramista professionista, nonostante la giovane età. Artista versatile, che verifica concretamente la teoria delle contaminazioni, così celebrata sulle riviste e nei cenacoli di tutto il mondo. Probabilmente l’aspetto più visibile del suo lavoro attuale è legato all’ironia della rappresentazione, in cui le immagini scorrono veloci, più legate ad una tradizione orale che a teorie critiche, all’esperienza contemporanea del fumetto da un lato e della Street Art dall’altro, che ai manuali di storia dell’arte.

Ma visto che la Street Art è prepotentemente entrata nel lessico del contemporaneo già dagli inizi degli anni ’80, con il Graffitismo di Keith Haring, Rammelzee, Kenny Scharf, Richard Hambleton, A One, Crash, Lee Quinones dell’allora quasi esordiente Jean Michel Basquiat e molti altri - esposti a Bologna proprio in quegli anni con la rassegna “Arte di Frontiera-New York Graffiti”- oggi Fabrizio Dusi entra in questo àmbito dalla porta principale. Le sue opere sono fortemente espressive, arrivano dritte al bersaglio rappresentando l’incomunicabilità, la difficoltà dei rapporti, la vanità dei tentativi… Le persone tentano di comunicare ma in realtà finiscono con il creare solo nuvole di parole senza significato per mancanza di ascolto, interesse, pazienza (Parole al vento). Sono tematiche di stringente attualità, realizzate con l’ironia che rende agile la provocazione, diretto il messaggio. Tra tutti gli argomenti che Fabrizio Dusi ha affrontato fino ad oggi, questo è sicuramente quello che lo identifica con più chiarezza, rendendo riconoscibile la sua traccia.

L’installazione ceramica a parete Bla Bla Bla può essere considerata in questo senso una sorta di vero e proprio manifesto dell’artista, il viso delineato a grandi linee a bocca spalancata con una vaporizzazione di elementi che rappresentano le parole spese invano, sono simultaneamente una denuncia feroce dello straparlare dei nostri giorni e un modo leggero per denunciarlo: l’uso dei colori è brillante, la contaminazione dello spazio aggiunge allegria e complica la natura dello scambio reale e concettuale tra pieni e vuoti, leggero e pesante – come ha notato Sharon Hecker – ceramica e pittura. Anche se tutto questo ottimismo cromatico, questo clima invasivo e garrulo nascondono in realtà altro. Vicino anche ad una matrice Pop del suo lavoro, inteso nel significato più diretto di popolare, Dusi non ha dimenticato la lezione italiana di Keith Haring, precipitato nei negozi milanesi di Fiorucci negli anni ’80, dove, con il suo omino, i suoi cuori volanti, i suo falli, contaminò ogni possibile superficie utile: dai muri ai mobili, dalle vetrine ai commessi, dalle tende allo zerbino fuori dal negozio. Anche in quel caso si trattava di un’invasione allegra, apparentemente spensierata, che dentro di sé nascondeva la forza del virus, dell’occupazione totale dello spazio utile, della risoluzione monotematica di tutte le superfici disponibili. La “temperatura” della comunicazione, vero cavallo di battaglia degli intendimenti artistici di Dusi, sta quindi nella misura dell’invasione degli spazi ed è esattamente su questo che l’artista dovrà presto misurarsi: il salto di qualità sarà l’ulteriore dimostrazione di coraggio, che da comunicatore delicato e spesso bonario, potrà invece cavalcare la tigre della denuncia assumendosene la reale portata sociale pur senza perdere la sua caratteristica leggerezza: il virus dovrà espandersi e tanto più sarà incontrollabile, quanto più renderà forte il messaggio del suo autore. Combinazione nient’affatto facile, ma entusiasmante come tutte le sfide.

L’artista-artigiano, come lo stesso Dusi ha amato definirsi fino ad oggi, attaccherà presto il suo grembiule da lavoro al chiodo, per salire sul traliccio che gli consentirà di allargare visivamente il suo messaggio: non una ma mille bocche vomiteranno nuvole di parole vane che leviteranno sui muri, sulle porte, sulle sedie e le suppellettili che incontreranno nelle case, negli spazi di aggregazione sociale, nelle fabbriche (ma non quelle tradizionalmente dismesse, bensì quelle brulicanti d’umanità), nei luoghi della politica, laddove tutte quelle parole vane prenderanno le sembianze dei discorsi che inutilmente artisti e galleristi, clienti e fornitori, padri, madri e figli, operai e datori di lavoro, studenti e professori, politici e gente comune si fanno tutti i giorni senza che nessuno di loro riesca a capire l’altro.

Fabrizio Dusi è pronto, basta noleggiare il ponteggio.

Beatrice Buscaroli

gentilmente concesso da la rivista "La ceramica in Italia e nel mondo", articolo pubblicato sul numero 13/2012.